Gorizia, 1966. Un confronto mancato tra due eresie: sul palcoscenico con Pasolini
Primalinea è a fianco dell’Associazione Fadiesis dal 2008, quando in un caldo giorno d’estate proponemmo proprio il nome “Fadiesis” per battezzare il neonato sodalizio musicale. Da allora la collaborazione è cresciuta esponenzialmente, coinvolgendoci per la comunicazione in tredici edizioni del Fadiesis Accordion Festival-Festival Internazionale Fisarmonicistico, solo per citare la più nota manifestazione tra le altre promosse dall’Associazione.
Il continuo contatto con lo spettacolo e il palcoscenico ci ha progressivamente stimolato a entrare in gioco in modo più profondo, a svestire i panni di “semplici” pubblicitari e a confrontarci con il pubblico. È nata così la formula del concerto-racconto-immagine, che ci ha consentito di fondere con la musica (e con Fadiesis) la nostra passione (e la nostra esperienza) per le immagini e le parole, creando una serie di racconti visivi-musicali rappresentati ormai decine di volte in teatri e sale del nostro territorio e non solo.
L’ultima fatica è stata ispirata da un enigma irrisolto, emerso dalle “carte” dell’ICM–Istituto per gli Incontri Culturali Mitteleuropei di Gorizia, e indagato nell’ambito del progetto Pier Paolo Pasolini. Un viaggio tra purezza ed eresia, a cura dell’Associazione Musicale Fadiesis con il sostegno della Regione Friuli Venezia Giulia.
Nel maggio 1966 Gorizia ospitò il I Incontro Culturale Mitteleuropeo dedicato alla Poesia, oggi. L’evento, di risonanza internazionale, era presieduto da Mario Luzi e da Biagio Marin, con ospite d’onore Giuseppe Ungaretti, che per la prima volta aveva deciso di ritornare sui luoghi della Prima guerra mondiale.
Il successo, anche politico, fu straordinario. Si presentarono all’appuntamento alcuni tra i massimi poeti da sei Paesi europei, dall’Ovest e dall’Est del continente: in quei giorni di primavera a Gorizia la cultura avrebbe cominciato a far cadere la “cortina di ferro”. Si registrò, tuttavia, un’assenza quasi inspiegabile: quella di Pier Paolo Pasolini, il più discusso poeta e intellettuale italiano, con radici friulane. Un’occasione mancata, dalla quale sarebbe potuto scaturire un confronto tra due eresie: quella personale di Pasolini, diretta contro l’omologazione consumistica, la distruzione della civiltà contadina e delle identità locali, l’appiattimento borghese; e quella collettiva della gioventù cristiana del Goriziano che aspirava, con coraggio controcorrente, ad abbattere il muro che aveva diviso Gorizia, la Venezia Giulia, l’Europa. Che cosa sarebbe potuto scaturire dall’incontro tra questi due mondi e i relativi punti di vista, in quello straordinario 1966 evocato dalla narrazione, che in Italia e in particolare proprio a Gorizia vedeva grandi fermenti, a partire da quella rivoluzione di Franco Basaglia che stava abbattendo i confini tra “normali” e “diversi”?
Non lo sapremo mai: l’implosione, la disgregazione di ideali e ideologie, forse anche il loro mancato confronto, avrebbe portato all’avverarsi di profezie disperate, come quelle pasoliniane.
Da questa storia, apparentemente quasi marginale, è scaturito un intenso concerto-racconto-immagine, impreziosito dall’interpretazione dell’attrice Carla Manzon e dalle struggenti note della fisarmonica di Gianni Fassetta. Un viaggio quasi ipnotico, accolto con calore dal pubblico di Gorizia e di Montereale Valcellina, i due luoghi non a caso “eretici” dove la pièce è stata rappresentata. Confidando che questo sia solo l’inizio.
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